Stupore e narrazione, la ricerca del talento tra fotogiornalismo e pubblicità

 

Da un lato il mondo del reportage, il racconto di luoghi e viaggi, del giornalismo. E dall’altro quello della fotografia commerciale, la moda, la pubblicità. Due realtà – e due mercati – apparentemente molto distanti tra loro. Daria Bonera si occupa di entrambi nella doppia veste di agente e di photoeditor per la rivista Touring National Geographic Traveler. Abbiamo parlato con lei del suo lavoro e di quello dei fotografi con cui lavora, del panorama internazionale, delle difficoltà e delle opportunità, di cosa cerca e a volte trova.


Sudafrica © Claudio Morelli per Touring

La rivista di cui sei photoeditor è nata dalla collaborazione tra Touring Club Italiano e National Geographic Society. La storica rivista dei soci Touring si è rinnovata divenendo l’edizione italiana del National Geographic Traveler Magazine. È un’eredità molto importante. Quanta libertà hai come photoeditor? C’è spazio per la produzione e se sì quanto? Che proposte cerchi? Che elementi deve avere un reportage per interessarti?

L’anno scorso, quando è nata questa collaborazione sono stata nella leggendaria sede del National Geographic a Washington e ho potuto conoscere i redattori e focalizzare quali sono i punti indispensabili da tenere presente. Ho anche libertà, senza dimenticare il nostro lettore e cosa potrebbe interessargli. Scelgo fotografi che raccontino come sono oggi i luoghi rappresentati e che lo facciano in modo originale e sorprendente. Da quando è nata la collaborazione con National Geographic Society, cerchiamo di produrre il più possibile, budget permettendo. Cerco reportage di città o luoghi italiani, ma con un taglio diverso oppure, rimanendo in Italia, località meno conosciute. Altrimenti, ho una predilezione per l’Est e il Medio Oriente. Il prossimo mese pubblicheremo un reportage molto interessante su Mazara del Vallo e la sua immigrazione di Lorenzo Maccotta. Devono essere emotivi, narrativi, intensi, onesti, con un’interpretazione sia giornalistica che personale.


Borgo Pio © Nadia Shira Cohen per Touring

Oltre a essere photoeditor di Touring, hai aperto un’agenzia che porta il tuo nome (www.dariabonera.com) attraverso la quale rappresenti fotografi e illustratori. Di cosa si occupa principalmente l’agenzia? Come scegli chi rappresentare?

Il mio lavoro consiste nel cercare e promuovere sia giovani talenti, che altri già affermati nell’editoria, e portarli nel campo della pubblicità. Mi occupo anche della produzione e consulenza fotografica per importanti campagne pubblicitarie italiane ed estere.


Direttore artistico Erik Ravelo – Fabrica foto di Anna Skladmann – producer DB

Che formazione hai avuto? Come sei arrivata a questo lavoro?

La mia formazione è avvenuta durante i quattro anni in cui ho lavorato per l’agenzia fotogiornalistica Grazia Neri. Invece la decisione di aprire la mia agenzia è maturata nel 2008 quando mi sono trasferita a New York dove lavoravo per l’agenzia Grazia Neri e per la fotografa documentarista Donna Ferrato.


© Donna Ferrato / DB – Alberto Guardiani

Nella fotografia pubblicitaria e di moda, credi ci siano più opportunità rispetto alla fotografia di reportage?

Per quanto mi riguarda ci sono più opportunità nella fotografia pubblicitaria e di moda, perché propongo dei fotografi diversi da quelli con i quali sono abituati a lavorare, con un taglio documentaristico.


© Nicolò Lanfranchi Nike Italia

New York, Parigi, Mosca, Beirut. La tua agenda è fitta di appuntamenti internazionali: workshop, festival, lezioni, eventi legati al mondo della fotografia, del giornalismo e dell’arte. Il lavoro del photoeditor sta cambiando, allontanandosi dalla classica idea del photoeditor sempre chiuso nel suo ufficio? Che importanza hanno questi appuntamenti nel tuo lavoro?

Non credo che il lavoro di photoeditor stia cambiando, anzi è piuttosto statico. Per me è una necessità uscire dall’ufficio, confrontarmi con realtà diverse, conoscere nuovi fotografi in Italia e all’estero. Ho bisogno di nuovi stimoli per poter sviluppare nuovi progetti. Il lavoro di photoeditor e la mia attività, apparentemente diverse, in realtà si alimentano l’uno dell’altra, e al momento non potrei farne a meno


Rolex © Christopher Anderson/Magnum Photos

Qualche mese fa a Paris Photo, il salone dell’arte fotografica di Parigi, hai tenuto un workshop assieme al fotografo statunitense Stanley Greene. Com’è nata la vostra collaborazione? Su cosa avete lavorato nei tre giorni di corso con i partecipanti?

È nata a Bologna durante Passion & Profession, tre giorni di seminari sulla fotografia, ideato da Carlo Roberti del TPW. Tenevo la mia lezione sull’uso della fotografia documentarista nella pubblicità e corporate, e Stanley Greene ha voluto partecipare. Così si è trasformata in una lezione molto intensa con continui confronti e paradossi tra il mercato editoriale e quello commerciale, e tra il mestiere di agente e quello del fotogiornalista. Abbiamo deciso di approfondire e portarla all’interno del workshop TPW a Parigi. Stanley è anche un grande insegnante, ha raccontato le sue esperienze di testimone di avvenimenti storico/sociali importanti accaduti negli ultimi anni e ha dato consigli ai fotografi che vogliono intraprendere questa carriera. Mi hanno colpito la sua onestà, la purezza, l’etica. Ho imparato tanto in quei giorni, è stato un arricchimento. A marzo ne farò un altro insieme a Donna Ferrato e TPW a Venezia: Love Venetian Style: An Intimate View, dal 9 al 16 marzo. Mi occuperò della parte di editing e nello specifico di come comporre un portfolio che sia efficace e che al tempo stesso valorizzi la ricerca e lo stile dell’autore.


© Clara Vannucci / DB – Carcere di Volterra

Prossimamente terrai a Beirut una lezione sul tema della fotografia documentarista in pubblicità. Puoi anticiparci qualcosa? Che ruolo ha la fotografia documentarista in pubblicità? Quali sono le sue potenzialità?

Nella galleria Mark Hachem, in occasione della mostra “Beirut Mutations” dello straordinario fotografo Samer Mohdad, parlerò del fascino e le potenzialità della fotografia commerciale. Citerò alcuni dei tanti fotografi che hanno lasciato il loro segno nelle campagne pubblicitarie di noti marchi e multinazionali, così come, nel 1985, Federico Fellini curò la regia dello spot dei rigatoni Barilla, Sebastião Salgado per Illy, Ferdinando Scianna per Dolce e Gabbana, Alex Majoli per Nike, Christopher Anderson per Rolex, Donna Ferrato per Alberto Guardiani…


Nike © Alex Majoli/Magnum Photos

Durante workshop e lezioni, ti è capitato di incontrare fotografi interessanti con cui poi hai effettivamente lavorato? Normalmente in che modo cerchi nuovi fotografi?

Mi capita, durante le letture portfolio, di conoscere fotografi che poi ho fatto lavorare sia per la mia agenzia che per la rivista con la quale collaboro, Touring National Geographic Traveler. Ho pubblicato reportage già realizzati, oppure ne ho commissionati di nuovi. Cerco nuovi talenti sulle riviste cartacee e online in Italia e all’estero, festival, mostre, portfolio review, ma anche dai social network tipo Behance, Facebook, e ricevo molte email di proposte da fotografi, illustratori, videomaker.


AMBURGO © Clara Vannucci per Touring

Nel tuo viaggiare hai avuto modo di conoscere fotografi e addetti ai lavori provenienti da molti paesi. Ce n’è uno in particolare in cui hai trovato più fermento creativo, più energia, più talento? E in quanto a opportunità offerte dal mercato credi ci sia un luogo che offre di più a un giovane che voglia farsi strada nella fotografia e nel fotogiornalismo?

In Russia, durante la mia breve esperienza a Mosca, ho sentito molta affinità soprattutto con gli addetti ai lavori, che hanno uno spirito da outsider simile al mio. Nella Repubblica Ceca, a Praga, durante la giuria del premio fotogiornalistico Czech Press Photo sono stata colpita dai fotografi di questo paese; il loro sguardo è raffinato, emotivo e narrativo, il loro linguaggio è classico e contemporaneo allo stesso tempo. Non mi sorprende vedere che l’uso del bianco e nero sia molto diffuso, perché mette in risalto queste qualità. Mi ha incuriosito vedere i loro soggetti, diversi sia per ragioni culturali che geografiche da quelli degli italiani. In Italia, per quanto riguarda la fotografia di reportage e non solo, c’è molta offerta di talento, fermento ed energia; purtroppo non si può dire altrettanto della domanda. In quasi tutti i paesi dell’Europa il mercato è pressoché saturo. Si potrebbe puntare su paesi emergenti come Brasile, Russia, Medio Oriente, Cina, India…


Bologna © Zoe Vincenti per Touring

Infine, che consiglio daresti a un giovane interessato a diventare photoeditor?

Gli consiglierei di abituarsi al fatto che molti gli diranno che è difficile e di cambiare mestiere. Invece oggi ancora più di prima, con la crisi e la precarietà che rendono tutto più difficile, tanto vale fare quello in cui credi. Lavorare come photoeditor per giornali online è una delle possibilità per il futuro. Prima di proporsi a una redazione, consiglierei un’esperienza all’estero, meglio se in Francia, Germania o Stati Uniti, dove ci sono più riviste e un buon livello qualitativo e di organizzazione: New Yorker, New York Times Magazine, Time, National Geographic Magazine,  Monocle, IL – Intelligence in Lifestyle, Internazionale, Mare,  6Mois e Polka Magazine sono per me le più interessanti.


Little Adults © Anna Skladmann

 

Chi è

Daria Bonera è nata a Milano. Si specializza in Fashion Marketing alla St. Martins School di Londra. Nel 2004 lavora per l’Agenzia Grazia Neri. Nel Marzo 2008 si trasferisce a New York, lavorando come agente della fotografa Donna Ferrato, e contemporaneamente per l’Agenzia Grazia Neri. Alla fine del 2008 rientra in Italia e crea l’Agenzia DB, che dirige occupandosi di produzione, coordinamento, della scelta del fotografo per le campagne pubblicitarie nazionali ed internazionali. L’agenzia inoltra rappresenta, per quanto riguarda pubblicità e corporate in Italia, fotografi e illustratori di fama internazionale e giovani talenti. La sua lezione “L’uso della fotografia documentaristica nella pubblicità e corporate” è stata ospitata in diverse città: Mosca alla Gallery Photographer. Ru, Napoli, New York durante il workshop con Donna Ferrato. È stata invitata a fare letture portfolio a Les Rencontres de la Photographie ad Arles, Passion & Profession, Festival della Letteratura di Viaggio e PhotoPlus Expo a New York. Dal 2010, è nella giuria di Prix de la Photographie Paris, dal 2012 nel Czech Press Photo, IPA e nominator al Prix Pictet. Ha insegnato ai workshop The Flying Course con Stanley Greene e TPW a Parigi durante Paris Photo 2012. Dal settembre 2009, alle sue attività di agente, consulente fotografico e producer, aggiunge quella di photoeditor e coordinatore editoriale della rivista di turismo più diffusa in Italia, Touring, nata dalla collaborazione tra National Geographic Traveler e Touring Club Italiano.

http://www.nikonschool.it/sguardi/86/intervista-daria-bonera.php